Osservazioni alle disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato

 (Legge Finanziaria 2003)

E' apprezzabile lo sforzo, fatto dal governo, di affrontare gli scenari macroeconomici di breve periodo con un taglio programmatorio che sceglie con fiducia e determinazione lo scenario della stabilità dell'economia mondiale ed europea, come peraltro desiderano tutti i lavoratori e pensionati.

 Cosi come è condivisibile l'impostazione generale, della "Legge Finanziaria", che cerca di favorire i consumi dei cittadini attraverso sgravi fiscali e parafiscali e nel frattempo si sforza di sostenere il tessuto economico e il lavoro a lui connesso.

In riferimento al "Fondo nazionale per le politiche sociali"Art.28, esprimiamo preoccupazione non per l'entità degli stanziamenti, ma per l'attuale mancanza di coordinamento che rischia di sprecare risorse significative e ridurre seriamente la qualità dei servizi offerti nonostante l'entità delle risorse erogate. 

 Ogni ministero, ogni amministrazione sia centrale che periferica, ha a disposizione fondi per finalità sociali che vanno spesso ad accavallarsi a livello periferico, sarebbe opportuno coordinare le spese sociali, attraverso il trasferimento a livello territoriale delle funzioni di gestione e controllo, al fine di evitare sprechi e doppioni sul piano di servizi essenziali, in particolare per le persone più disagiate.

Per quanto attiene l'art. 30, punto C, "razionalizzazione della spesa sanitaria" condividiamo la necessita di giungere alla copertura del servizio nei sette giorni della settimana, non crediamo tuttavia che tale obiettivo si possa realizzare principalmente, come scritto, attraverso la "flessibilità organizzativa e gli istituti contrattuali della turnazione e del lavoro straordinario e della pronta disponibilità, che potranno essere utilizzati, unitariamente al recupero di risorse attualmente utilizzate per finalità non prioritarie" , ma riteniamo che questa sia materia da negoziare, discutere e applicare in un contesto di devoluzione di competenze e funzioni. Vediamo, infatti, qualche difficoltà a governare tutta questa materia centralmente attraverso un modello che dovrebbe venire applicato allo stesso modo in realtà territoriali profondamente diverse nel nostro Paese.

1) GIUSTIZIA DEL LAVORO, ART.18 E COLLEGI ARBITRALI

Le proposte da realizzare prioritariamente, in merito a "Libro Bianco Finanziaria e Contrattazione"

La nostra proposta è che venga istituita, presso il Ministero del Lavoro e sotto la sua direzione, una commissione di studio e progettazione mista composta da: tecnici del diritto espressi dalle Università, dalle imprese e dal mondo del lavoro altroché dalle Organizzazioni Sindacali (compreso il Sin.Pa. quale rappresentante delle cosiddette organizzazioni minori) e associazioni imprenditoriali.

Lo statuto dei lavoratori ha introdotto, alla fine degli anni 60, un sistema di garanzie e di tutela alla dignità delle persone, che erano in stretta relazione:

Con le caratteristiche qualitative e quantitative del sistema produttivo, (prevalenza della grande impresa, scarsa tecnologia e prevalenza numerica della manodopera, organizzazione gerarchica e piramidale, ecc.);

 Con la qualità della forza lavoro (prevalentemente a bassa scolarizzazione);

 Con la qualità delle relazioni sociali allora dominanti (basate sulla verifica continua del rapporto di forza tra lavoratori ed imprese);

2) PENSIONI E FONDI INTEGRATIVI

In primo luogo, attraverso la revisione del sistema di Welfar vigente (relativamente a pensioni e assistenza sociale) con la graduale e progressiva separazione tra previdenza e assistenza , ricollocando quest’ultima agli Enti locali (Regioni, Province, Comuni);

 In secondo luogo sostenendo la previdenza complementare, anche attraverso il fattivo sostegno delle Regioni (i fondi pensione);

 Riorganizzando e decentrando ulteriormente gli istituti che gestiscono in modo diretto e indiretto le pensioni e l'assistenza;

Sul piano generale riteniamo tuttavia che si potevano attuare scelte più coraggiose e coerenti, pur nella cornice sopraindicata, su alcuni terreni da noi ritenuti fondamentali quali:

Un maggior sostegno al potere d’acquisto del reddito familiare medio basso con particolare riferimento ai nuclei, che hanno al proprio interno (sono circa un milione in Italia) anziani non autosufficienti o scarsamente sufficienti oppure invalidi o handicappati fisici e psichici; e alle famiglie monoreddito con figli a carico oppure con anziani o handicappati fisici o psichici a carico (circa 400 mila in Italia). 

 Tale risultato si poteva ottenere anche con cifre piccole ma indicative di una capacità di declinare il "diritto" sulle condizioni reali delle persone.

Un maggior recupero dell'elusione fiscale che senza inibire la capacità d'iniziativa economica dei singoli o dei soggetti giuridici, introduca elementi di equità come ad esempio si otterrebbe utilizzando l'aliquota del 23% (quella prevista per i redditi fino a 25.000,00 euro) per la definizione della quota da addebitare nel "Concordato preventivo triennale", non vi è dubbio che l’aliquota del 10 per cento relativa a redditi fino a 5 milioni di euro (10 miliardi di vecchie lire) è irrisoria.

In relazione al "Federalismo fiscale" era inevitabile la "Sospensione degli aumenti delle addizionali all'imposta sul reddito delle persone fisiche" Art.3, avremmo preferito una maggiore capacita di introdurre già nell'immediato un "avviso comune" in tale materia tra Stato e Regioni che dica con chiarezza ai lavoratori dove vanno a finire i loro soldi. 

 Siamo favorevoli alla costituzione di una "Alta commissione"che studi le modalità di tale "avviso" e vigileremo affinché si proceda con coerenza e concretamente sulla strada del federalismo fiscale, allo scopo di poter avvicinare i servizi e le amministrazioni il più possibile ai bisogni reali dei cittadini e del territorio. A maggior ragione esprimiamo tale necessita ed urgenza riferendoci a quanto previsto dall'art. 16 relativo al "Patto di stabilità", poiché le amministrazioni rischiano di venire costrette ad un generico taglio delle spese senza un corrispettivo aumento della capacità di erogare servizi. 

Occorrono maggiori riduzioni dell'incidenza del costo del lavoro sulla base imponibile (Art.5 comma 2 A), essendo un passo importante quello di rendere completamente deducibili le spese per il personale assunto con contratto di formazione lavoro, occorre coordinare il progressivo trasferimento di competenze e servizi (in particolare in ambito sociosanitario) e capacità di imposizione fiscale con una riduzione reale e programmata dell'incidenza del costo del lavoro.

Avremmo preferito una maggiore coerenza tra i capitoli relativi alla "razionalizzazione della pubblica amministrazione", e quelli riferiti agli oneri del personale Art.20, in rapporto alla devoluzione di competenze e capacità di governo verso le regioni. 

 Bisogna procedere con maggiore determinazione sulla strada di una maggiore efficienza della pubblica amministrazione, avvicinando i livelli decisionali e di gestione, quindi la qualità dei servizi compresi i carichi di lavoro dei dipendenti, alle condizioni reali e concrete dei popoli d'Italia.

 Ribadiamo che gli spazi di contrattazione nella pubblica amministrazione Art.21 centrale e regionale, per quanto riguarda il rinnovo del turn over e gli incrementi di produttività, debbono essere costruiti attraverso il concreto passaggio di competenze, funzioni e capacità impositive per evitare di ridurre questo processo di riorganizzazione e riforma federalista ad un generico taglio delle spese attraverso la semplice razionalizzazione dell'esistente.

 Per quanto si riferisce agli interventi in materia previdenziale e sociale (Cap.III) facciamo le seguenti osservazioni:

 Vi sono situazioni che richiedono soluzioni reali in tempi reali, che riguardano piccoli numeri di lavoratori e lavoratrici, (piccolo rispetto al totale della forza lavoro e dei pensionati ma comunque si tratta di alcune centinaia di migliaia di persone) che, se affrontato, avrebbe un grande significato di giustizia nonostante l'indubbio costo economico di tali operazioni. 

 I due punti che seguono dovrebbero trovare soluzione nei tavoli tecnici che affronteranno la delega sulla previdenza, tuttavia dovrebbero anche tradursi in atti economico-finanziari conseguenti.

Una condizione è quella dei lavoratori e lavoratrici che hanno subito gravi infortuni sul lavoro invalidanti fisicamente ma non a tal punto da inibire completamente la capacità lavorativa, sovente questi lavoratori hanno perso il lavoro dopo cambi di gestione nella proprietà e altrettanto sovente non trovano nuovi posti di lavoro. Spesso a questi lavoratori mancano pochi anni di contribuzione per poter accedere alla pensione, per questo riteniamo che si debbano trovare modi, nei tavoli specifici di negoziato, e poi in sede economico-finanziaria, che consentano di non fare gravare solo sulla loro situazione familiare l'eventuale contribuzione volontariamente perseguita. 

La seconda condizione è quella delle "donne silenti": Sono alcune centinaia di migliaia in Italia e sono quelle lavoratrici, che non hanno raggiunto i 15 anni di contribuzione (molte a causa di infortuni oppure di periodi non continuativi di lavoro stagionale, ecc.) e non possono accedere nemmeno al minimo di pensione.

 Anche per queste lavoratrici bisognerà pensare a modalità di completamento del periodo contributivo che non gravino esclusivamente sul reddito familiare.

Conclusioni

 Ci rendiamo conto che gli scenari macroeconomici sono imprevedibili ed è impossibile controllare variabili che non dipendono dalle volontà politiche e sindacali presenti nel nostro Paese, tuttavia pensiamo che, proprio per questo, occorra tenere fede ad alcuni punti irrinunciabili per arrivare a diversi cambiamenti nella gestione della cosa pubblica in Italia. Uno di questi è sicuramente il federalismo fiscale e l'attuazione della devoluzione. Siamo convinti che è l'unica condizione che consente di concretizzare una tenuta dell'economia, razionalizzazione della pubblica amministrazione e contrazione del debito pubblico anche in presenza di scenari sfavorevoli.

Siamo perplessi sulla proposta di incentivare l'uso delle commissioni arbitrali territoriali, in sostituzione dell'applicazione giudiziaria dell'art. 18 sui licenziamenti individuali, non per lo strumento in sé ma perché non si coglie quale rapporto vi sia con la ormai ineluttabile riforma della Legge 300.

 Lo Statuto è composto di tre parti tra loro indivisibili per il filo rosso che le attraversa:

 · La prima riguarda la tutela dei lavoratori sul posto di lavoro; 

 · La seconda è riferita ai diritti sindacali; 

 · La terza riguarda il collocamento.

 La modifica dello Statuto non dovrebbe essere affrontata prendendo gli argomenti uno per volta.

 Ci rendiamo conto della necessità che il Governo ha di tenere aperto il confronto con le organizzazioni sindacali dominanti anche se, a nostro parere, responsabili dell’attuale disastroso ritardo legislativo.

 In via transitoria si può introdurre la sperimentazione, purché si esprima in modo chiaro la volontà di procedere all’elaborazione di una nuova "Legge per il lavoro".

Le leggi non sono altro che forme d'ordinamento di processi sociali che si sono ormai assestati e consolidati.

 Nello scenario odierno, questa legge è evidentemente segnata dai limiti ideologici: l'egualitarismo, la centralità egemonica della classe operaia della grande impresa, l'inamovibilità dal posto di lavoro occupato dall'apprendistato alla pensione, ecc.

 Ogni strumento vale solo fino a quando è utile!

 L'attuale Statuto dei lavoratori non ha più ragione d’essere, ed ogni ulteriore ritardo della sua radicale riforma, significa subire il ricatto ideologico del sindacato confederale e dei suoi alleati politici.

Per una "revisione"organica del nostro sistema di protezione sociale sarà necessario procedere su più piani:

Nello specifico della "Previdenza complementare"la nostra proposta è orientata verso:

A ) Rispetto alla possibilità di utilizzare il TFR, riteniamo irrinunciabile il principio della "libertà di scelta" da parte del lavoratore.

C ) Si dovrà arrivare alla equiparazione tra fondi pensioni "chiusi" e fondi "aperti", definendo un insieme di regole relative all'accesso, per la loro gestione.

B ) La struttura organizzativa e amministrativa deve essere Regionale.

D ) E' necessario fare in modo che gli enti di gestione abbiamo caratteristiche giuridiche chiare.

3) PENSIONI SOCIALI

E ) E' necessario realizzare la semplificazione fiscale, contabile e amministrativa del sistema dei fondi pensione e semplificare le rendite neutralizzando il loro effetto sulle pensioni di base (in particolare sulla reversibilità).

4) DECENTRAMENTO DELLA CONTRATTAZIONE

E' necessario introdurre formule che consentano di superare l'attuale modello accentrato di contrattazione.

Pensiamo che è ormai giunto il tempo di introdurre forme che consentano di differenziare quantitativamente gli aumenti previsti per le pensioni minime sociali in ragione del differente "costo della vita" che caratterizza il Nord rispetto al Centro ed al Sud del Paese.

 Nell'immediato chiediamo che già in questa Finanziaria si introduca e sancisca il principio della differenziazione del potere d'acquisto a sostegno dei pensionati del Nord, per eliminare o perlomeno ridurre, la discriminazione che da sempre sono costretti a subire.

 Occorre intervenire in modo indiretto consentendo ai pensionati del Nord che hanno il reddito minimo vitale di detrarre dalle future dichiarazioni dei redditi i costi del riscaldamento, costi che per le caratteristiche climatiche ed ambientali del Nord incidono maggiormente che in altre aree dl paese.

 Il carattere di questa richiesta può apparire simbolico, tuttavia siamo convinti che occorre dare un segnale chiaro sulla strada che si intende perseguire da subito.

Una clausola che potrebbe venire introdotta, già in questa Finanziaria, per tutto il settore privato è quella della "non contrattazione di quantità salariali e flessibilità di orario a livello nazionale" demandando questa materia ai livelli territoriali e aziendali.

Una seconda tappa immediata verso il decentramento della contrattazione può essere realizzata agendo sulla struttura dell’organizzazione amministrativa centrale e periferica.

 Chiediamo al Governo di utilizzare l'apparato burocratico che amministra e dirige per introdurre significative esperienze di contrattazione decentrata. 

 Sanità, Trasposto, Scuola, sono pezzi di un apparato amministrativo nazionale che vede il maggior numero dei propri dipendenti dislocato permanentemente sul territorio. 

 Ci riferiamo a lavoratori che utilizzano la propria professionalità in condizioni ambientali ed organizzative molto diverse, che debbono affrontare un costo della vita, sia sul versante dei consumi privati che dei servizi fruiti, decisamente diversificato.

 Il contratto collettivo nazionale dovrebbe limitarsi a definire la soglia di diritti normativi minimi validi per tutta la categoria: categorie e minimi contrattuali, quantità oraria massima e minima di lavoro, tutela della malattia e periodo di comporto, maternità, permessi retribuiti e non retribuiti, ecc.

5) CONCERTAZIONE E RAPPRESENTANZE SINDACALI

Nel territorio occorre ricostruire, nella negoziazione, tutti i raccordi tra:

 · Inquadramento professionale e salario individuale,

 · Salario e organizzazione del lavoro,

 · Salario e produttività;

 · Orario e organizzazione del lavoro;

 · Orario e flessibilità in entrata e in uscita;

 · Orario e tutela della salute;

 · Orario e salario;

 · Salario d’ingresso;

 · Part-time verticale, orizzontale, discontinuo,

 · Asili nido aziendali;

Il Sin.Pa. chiede di essere presente al "tavolo del confronto sociale" in ragione dei suoi iscritti e nel rispetto della libertà sindacale riconosciuta dalle convenzioni Europee. Inoltre nel cosiddetto "patto di Natale" non è detto da nessuna parte che firmatari debbano essere "solo" i sindacati maggiormente rappresentativi. Infine sarebbe veramente curioso se per partecipare al tavolo fosse necessario firmare il patto stesso, non si può obbligare per legge alla firma di un accordo.

Occorre portare in parlamento la Legge sulla riforma delle rappresentanze sindacali e, nel frattempo, consentire alle organizzazioni sindacali minori di accedere agli Enti e Istituzioni che contemplano la presenza delle rappresentanze dei lavoratori.

Il Segretario Generale

 Rosi Mauro